Agosto 2021

Ciao a tutti e innanzitutto buon rientro dalle ferie.

Cercherò di tenere questa newsletter più breve del solito visto che, di ritorno al lavoro, sarete già stati impegnati a smistare molte altre email.

Agosto 2021 credo che verrà ricordato come il mese in cui l'indice azionario italiano ha fatto il definitivo breakout della congestione in cui era intrappolato tra i 12.000 e i 25.000 punti.

Scrivevo in una precedente newsletter che il FTSE MIB entrò in quel range di prezzo il 6 ottobre 2008, quasi 13 anni di purgatorio finiti, speriamo definitivamente, nell'estate 2021.

Un'estate 2021 che ci ha dato anche tante altre soddisfazioni come:

- vittoria agli europei di calcio;
- olimpiadi da sogno;
- FTSE MIB che rialza la testa.

Chissà che sia di buon auspicio per il nostro belpaese che mi sembra vada avanti sempre con il freno a mano tirato invischiato tra profonde divisioni interne, vincoli esterni e un'innata incapacacità di dimostrare all'estero quello che realmente potrebbe fare.

Un po' come a scuola quando alla riunione con i professori ti senti dire che tuo figlio "ha le capacità ma dovrebbe metterci più impegno".

Scusate la disgressione ma è interessante come il FTSE MIB stia dando un importante segnale positivo in un momento in cui si è accerchiati di notizie negative.

Ad agosto poi mi sono imbattuto in un articolo su Il Giornale scritto da Emilio Tomasini, noto analista finanziario e commentatore di borsa.

All'interno dell'articolo che vi ho linkato trovate questo grafico di lunghissimo periodo dell'indice italiano, dal 1976 a oggi.

La cosa più curiosa è che il target che dà Emilio Tomasini è 34.000 punti, lo stesso che scrivevo nella newsletter di luglio guardando al seguente grafico:

Scrivevo quanto segue:

Collegando i massimi raggiunti prima dello scoppio della bolla di internet del 2000 e i massimi raggiunti prima dello scoppio della crisi subprime, nel 2007, ne risulta una linea discendente che passa in questo momento poco sopra i 34.000 punti.

Tutto questo per dire che, anche guardando a due grafici diversi, si può arrivare allo stesso target. 

Più che altro sarebbe bello capire perchè i due grafici divergono così tanto nei valori massimi del 2000 e 2008.

Forse uno dei due ha i prezzi reali, quindi depurati dell'inflazione, mentre l'altro ha i valori nominali.

Se invece avete un'idea migliore su quale sia il motivo scrivetemi pure all'indirizzo info@daviderosa.it

Arriviamo adesso alle cose più interessanti del mese di agosto che ho pensato di condividere con voi.

Sempre molto interessanti i memo scritti da Howard Marks, il fondatore del fondo Oaktree, che probabilmente in futuro farà la fine del fondo Elliot e diventerà proprietario di una squadra di calcio: l'Inter.

L'ultimo memo in particolare ha come oggetto la macroeconomia e di come gli investitori dovrebbero approcciare questa materia in modo molto più soft di quello che pensano. 

Howard Marks infatti scrive:

Many investors think their job requires them to develop a macro outlook and invest according to its dictates.

Successivamente sviluppa il suo pensiero in tre punti:

  • Most macro forecasts are likely to turn out to be either (a) unhelpful consensus expectations or (b) non-consensus forecasts that are rarely right.
  • I can count on one hand the investors I know who successfully base their decisions on macro forecasts.  The rest invest from the bottom up, one investment at a time.  They buy when they think they’ve found bargains and sell things they consider overpriced – mostly without reference to the macro outlook.
  • It may be hard to admit – to yourself or to others – that you don’t know what the macro future holds, but in areas entailing great uncertainty, agnosticism is probably wiser than self-delusion.

Quindi:

- previsioni che non aiutano sia perchè non aggiungono molto a quello che già si sa sia perchè raramente sono corrette;
- gli investitori di successo che basano le proprie scelte sulla macroeconomia si contano sulle dita di una mano;
- in quest'area è meglio essere agnostici, cioè rimanere neutrali e non sviluppare un giudizio a tutti i costi.

Se volete leggere il memo completo di Howard Marks lo trovate qui.

Parliamo di azioni FAAMG, l'acronimo che identifica le 5 big tech statunitensi, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Google.

Nella newsletter di Aprile avevo scritto come i loro utili continuassero a crescere a ritmi elevati e sorprendenti per aziende già grandi e affermate.

La loro crescita ovviamente non si è fermata neanche nel secondo trimestre 2021 come hanno dimostrato le trimestrali pubblicate.

Negli ultimi dieci anni è normale quindi vedere come il rendimento totale di queste azioni è arrivato soprattutto dalla crescita degli utili e dai dividendi.

A parte per Microsoft in cui l'espansione del multipli di borsa ha pesato maggiormente, nelle altre big tech la maggior parte del rendimento è arrivato dalla crescita nei fondamentali delle aziende.

Fonte: qui.

Guardando il caso di Facebook i fondamentali hanno più che compensato la discesa dei multipli di mercato.

Questo perchè la rilevazione di Facebook è avvenuta nella peggiore situazione possibile: quella dell'IPO nel 2012, che sappiamo essere il momento in cui di solito il prezzo è più elevato.

Non c'è da stupirsi poi che nella classifica dei CEO che hanno contribuito ad aggiungere la maggior capitalizzazione da quando sono in carica, i primi siano proprio i CEO delle azioni FAAMG:

Fa sorridere anche notare che nella classifica sia presente il vecchio Buffett in mezzo a tutte le aziende tech. 

Lui che comunque ha più del 40% del suo portafoglio investito in azioni di un'azienda tech: Apple.

Nella sezione precedente ho parlato di società tecnologiche.

A proposito è interessante vedere il grafico che mostra lo Shiller PE Ratio suddiviso per epoca storica:

- ferrovie;
- manifattura;
- tecnologia.

Per chi non lo conosce lo Shiller PE ratio è un rapporto prezzo utili (price/earning) “aggiustato” a 10 anni, per tener conto del ciclo economico in atto.

Il grafico mette in risalto come negli ultimi anni i valori delle azioni si siano mantenuti a livelli sempre più elevati rispetto alla media storica, che è intorno ai 17, mentre attualmente siamo intorno a 39:

Fonte: qui.

C'è da dire che, probabilmente, un prezzo più elevato è dovuto anche al fatto che internet ha consentito al grande pubblico di partecipare molto di più di una volta ai mercati finanziari.

Negli ultimi anni azioni, obbligazioni e tanti altri strumenti finanziari è possibile acquistarli tramite un semplice click di mouse attraverso le numerose piattaforme online disponibili.

Si tratta di un new normal oppure ci dovremmo aspettare prima o poi una mean reversion, quindi un'inversione verso la media storica?

La domanda è da sfera di cristallo, di sicuro quello che sappiamo per certo è che più le quotazioni sono elevate e minore è il rendimento che ci si può aspettare in futuro.

Agosto è il mese delle ferie e delle vacanze per eccellenza, dove i ritmi rallentano e le persone tendono a rilassarsi.

I dividendi invece non vanno in ferie, vediamo quindi gli aumenti principali del mese scorso.

Iniziamo dal colosso petrolifero inglese British Petroleum (BP) che ha aumentato del 4%.

Per quanto riguarda il sembre ben nutrito gruppo yankee:

- Altria ha aumentato del 4,7% - si tratta dell'aumento annuale consecutivo numero 52 (dicesi cinquantadue!);
- Broadridge Financial Solution ha aumentato del 11,3%;
- Cboe Global Markets ha aumentato del 14,3%;
- Deere ha aumentato del 16,7% - per il famoso produttore di macchinari per l'agricoltura si tratta del secondo aumento del 2021 dopo quello di febbraio per un totale di +38,2% rispetto al 2020;
- Dover ha aumentato dell'1% che segna l'aumento annuale numero 66 consecutivo (dicesi sessantasei!);
- Global Payments ha aumentato del 28,2%
- Microchip technology ha aumentato del 5,8%
- Papa John's International ha aumentato del 55,6% - aumento che arriva dopo 4 anni di dividendo mantenuto stabile;
- Steris ha aumentato del 7,5%;
- Warner Music Group ha aumentato del 25%.

Non male per un mese estivo qualunque!

Di fermento nel mondo delle criptovalute e della finanza decentralizzata negli ultimi tempi ne vedo sempre di più.

Soprattutto noto che si stanno avvicinando a questo settore molte aziende note.

Per esempio Visa, la società delle carte di credito, ha comprato il 18 agosto un Cryptopunk NFT per 49,5 Ethereum. Vi dico solo che in quel momento l'Ethereum valeva intorno ai 3000 dollari.

Lascio a voi calcolare il valore.

L'obiettivo, come da parole della stessa azienda, era di:

“abbiamo bisogno di una comprensione di prima mano dei requisiti infrastrutturali per un marchio globale con il quale acquistare, conservare e sfruttare un NFT.”

La stessa cosa avevo fatto io qualche giorno prima di Visa acquistando il mio primo NFT, ovviamente con un ordine di grandezza infinitesimale rispetto a Visa visto che l'ho pagato ben 0,03 Ethereum.

Quello che mi interessava era provare e vedere come funzionano le cose in questo mondo, anche solo trasferire gli importi da Coinbase a Metamask a Opensea (dove l'NFT era in vendita).

Detto tra noi spendere 70 dollari più commisioni per un'immagine jpeg di un gatto è esagerato, come tutto il mercato degli NFT in questo momento.

Spero comunque di riuscire a rivenderlo, almeno allo stesso prezzo, nel prossimo futuro.

Vi terrò aggiornati nel blog.

Infine, a proposito di aziende note, anche Microsoft ha annunciato un piano per utilizzare la tecnologia blockchain, stavolta non ai fini di investimento come Visa, ma ai fini di combattere la pirateria dei suoi software.

Ce la faranno a eliminare una volta per tutte la pirateria grazie alla trasparenza che garantisce la blockchain?

E anche per questo mese è giunto il momento di cliccare sul pulsante invia, alla prossima.

Davide Rosa

Finito di scrivere il 05 settembre 2021

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