Maggio è il mese per eccellenza dei dividendi italiani.
La maggior parte delle aziende infatti paga il proprio dividendo nel periodo tra aprile e giugno con la maggior concentrazione proprio durante maggio.
Società dai brand conosciuti come Ferrari, nobili decadute come Eni che operano ormai in settori fuori moda, e piccoli gioielli della tecnologia italiana come Reply.
Quest'anno a farla da padrone però sono state le società assicurative e quelle del risparmio gestito.
Società come Generali e Unipol, per il settore assicurativo, o per esempio Azimut, Banca Generali e Banca Mediolanum per il settore del risparmio gestito, tutte con dividendi e rendimenti interessanti dovuti a valutazioni che scontano ancora il pessimismo che regna all'interno e all'esterno del nostro paese.
Per quanto riguarda invece le società che hanno dichiarato un aumento del dividendo negli Stati Uniti ecco un elenco riepilogativo:
Baxter ha aumentato del 14,3%; Chubb ha aumentato del 2,6%; Jack in the box ha aumentato del 10%; Kellogg ha aumentato del 1,8% (si tratta del 386esimo dividendo consecutivo per l'azienda, che lo paga ormai dal 1925); Leggett & Platt, dividend aristocrat non molto conosciuto qui in Italia, ha aumentato del 5%; Paychex ha aumentato del 6,5%; Pepsi ha aumentato 5,1% (49esimo aumento annuale consecutivo per Pepsi che l'anno prossimo potrà così diventare un "dividend king"); Union Pacific ha aumentato del 10,3%;
Per finire invece è giusto parlare anche delle riduzioni dei dividendi.
E' il caso di AT&T, il colosso delle telecomunicazioni, che a breve perderà il suo status di dividend aristocrats.
La società infatti pagava un dividendo crescente da 36 anni ma ha annunciato alcuni giorni fa la sua intenzione di ridurre il payout distribuito agli azionisti:
Risparmi di circa 7 miliardi di dollari che possiamo prevedere porterà a un taglio del dividendo di circa il 50%.
Attualmente la società distribuisce intorno ai 15 miliardi di dollari di dividendi all'anno.
Il risparmio che vogliono ottenere è di 7 miliardi che risulta essere, appunto, una riduzione di circa la metà.
Questo ci ricorda che bisogna sempre prestare molta attenzione nella scelta delle azioni soprattutto se ci si basa sul dividend yield.
Se qualcuno avesse scelto l'azione solo perchè dava un 7% di dividendo si troverà a breve un rendimento più "normale" intorno al 3,5%.
Quando il rendimento è troppo bello per essere vero c'è sempre qualche campanello d'allarme che ci deve fare riflettere prima di cliccare sul tasto buy.
Soprattutto per chi vuole costruirsi un portafoglio con l'obiettivo dell'entrata periodica può fare una bella differenza pianificare una rendita con il dividend/yield al 3,5% al posto del 7%.
Questo ovviamente non vuol dire che il prezzo dell'azione andrà ancora più giù e che la società sia da scartare a priori, anzi, spesso una riduzione del dividendo può portare a un apprezzamento dell'azione.
Lo spin off di Warner Media, e la successiva fusione annunciata con Discovery, probabilmente (e finalmente, aggiungo io, per chi è azionista di lungo periodo) sbloccheranno del valore.
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