La matematica dell’inflazione
L’ultimo dato dell’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un incremento del 7,6% rispetto all’anno scorso, e questo ha scatenato molte discussioni online sull’inflazione e sulle sue conseguenze sulle nostre finanze.
In questo articolo cercherò di spiegarti la matematica dell’inflazione partendo dal fatto che, purtroppo, uno dei ragionamenti più diffusi sull’inflazione in relazione al nostro reddito non è proprio esatto.
Il ragionamento è questo: se l’inflazione è del 7,6% e il tuo datore di lavoro ti concede un aumento inferiore al 7,6%, allora hai perso potere d’acquisto rispetto all’anno precedente.
Questo ragionamento sembra sensato a prima vista, se i prezzi salgono del 7,6%, allora il tuo stipendio deve salire del 7,6% per mantenere lo stesso livello, no?
Beh, non proprio. Ci sono infatti due grandi problemi con questo ragionamento.
1- questo ragionamento dà per scontato che il tuo tasso di inflazione personale sia uguale al tasso di inflazione calcolato dall’indice nazionale dei prezzi al consumo.
Ma sappiamo che questo probabilmente non è vero.
Poiché ognuno consuma cose diverse in quantità diverse, abbiamo tutti il nostro tasso di inflazione personale.
Facciamo un esempio semplice: se una persona utilizza poco l’auto perchè sfrutta i mezzi pubblici, i prezzi più alti della benzina incidono su di essa molto meno di qualcuno che va a lavorare ogni giorno in macchina.
Ma lasciamo per ora perdere questo ragionamento e supponiamo che il tuo tasso di inflazione sia uguale ai dati rilevati dall’ISTAT.
2- la logica di cui sopra dà per scontato che il tuo stipendio sia uguale alle tue spese senza alcun tipo di risparmio.
Spero vivamente che tu non sia nella situazione sopra descritta altrimenti, se fosse veramente così, vorrebbe dire che non riusciresti a risparmiare mai nulla e ti consiglierei vivamente di rivolgerti prima di tutto a un bravo educatore finanziario o a un financial planner che ti aiuti a mettere in ordine le tue finanze personali.
Se invece, come nella maggior parte dei casi, il tuo stipendio è superiore al tuo tasso di spesa (cioè riesci a risparmiare), allora puoi farcela con un aumento inferiore all’inflazione e restare allo stesso livello.
Lasciami spiegare con un esempio la matematica dell’inflazione.
MATEMATICA DELL’INFLAZIONE
Supponiamo che ti paghino uno stipendio netto di 35.000 € l’anno e che tu ne spenda 20.000.
Bene, se l’inflazione arriva al 10% nell’anno successivo, il tuo paniere di beni costerà 22.000 € (cioè 2.000 euro in più) da comprare.
Di quanto deve aumentare il tuo stipendio di 35.000 euro per compensare questa salita dei prezzi? 10%? No.
Basta un aumento del 5,7% (cioè 2.000 euro) per bilanciare i conti. Questo è poco più della metà del tasso di inflazione ufficiale.
L’esempio mostra chiaramente perché un incremento dell’X% dell’inflazione non implica un incremento dell’X% dello stipendio se sei, come la maggior parte degli italiani, un risparmiatore.
Infatti, usando l’esempio che ti ho fatto in precedenza, qualsiasi aumento di stipendio maggiore del 5,7% ti farà guadagnare, in termini reali, in un mondo con il 10% di inflazione.
Perché? Perché il primo 5,7% serve per tenere allo stesso livello il tuo consumo (cioè i 2.000 euro in più) e qualsiasi ulteriore aumento oltre quello è solo un vantaggio.
Alla fine, ciò che conta quando si parla di inflazione sono le tue uscite in rapporto al reddito, in parole povere: il tuo tasso di risparmio.
Se il tuo reddito al netto delle tasse coincide perfettamente con la tua spesa (cioè risparmi nulla), allora, sì, avrai bisogno di un aumento di stipendio uguale all’inflazione per restare allo stesso livello nel tempo.
Tuttavia, se sei un risparmiatore, allora il tuo reddito può salire di una quantità minore rispetto all’inflazione e non ne subiresti gli effetti.
LA FORMULA MATEMATICA DELL’INFLAZIONE
In particolare, puoi calcolare l’importo preciso dell’aumento che ti occorrerebbe per bilanciare l’inflazione con questa semplice formula:
Aumento necessario (%) = Inflazione (%) – [Tasso di risparmio (%) * Inflazione (%)]
Nell’esempio precedente, l’inflazione era del 10% e il tuo tasso di risparmio era del 43% (15.000 /35.000).
Quindi: Aumento necessario (%) = 10% – (43% * 10%)
Aumento necessario (%) = 10% – 4,3%
Aumento necessario (%) = 5,7%
Questa formula mostra anche che se il tuo tasso di risparmio è 0%, allora, come scritto anche in precedenza, avrai bisogno di un aumento pari all’inflazione.
Più importante ancora questa formula ci porta a rispondere a questa domanda: chi colpisce l’inflazione?
L’inflazione colpisce di più coloro che hanno tassi di risparmio più bassi.
Ecco perchè spesso leggi titoli sui quotidiani del tipo: l’inflazione colpisce i più poveri.
E poiché sappiamo per esperienza che coloro che hanno tassi di risparmio più bassi sono solitamente quelli con redditi più bassi, questo significa che l’inflazione pesa in modo ingiusto proprio sui più poveri.
Ma ciò che peggiora ancora di più questo risultato è che i poveri tendono a non avere nemmeno beni che generano reddito.
Questi beni (su tutti azioni e immobili) tendono a crescere durante i periodi di alta inflazione, ma quelli con poca ricchezza non ne traggono vantaggio.
Non solo quindi i poveri sono colpiti dall’inflazione attraverso i loro redditi, ma anche attraverso la loro scarsa ricchezza.
È un doppio svantaggio che quelli con redditi e ricchezze più alti possono per lo più evitare.
Arriviamo adesso alla conclusione: cosa implica tutto questo per te? Se vuoi proteggere le tue finanze personali dall’inflazione dovresti:
- Avere un tasso di risparmio più alto;
- Possedere beni che generano reddito e che tendono a crescere con l’inflazione.
Riguardo al primo punto avere un tasso di risparmio più alto ti permette di aver bisogno di un minor aumento del reddito per compensare le future variazioni dei prezzi (cioè avere un cuscinetto più grande contro la futura inflazione).
Riguardo al secondo punto possedere beni che generano reddito come azioni e/o immobili, la tua ricchezza dovrebbe seguire l’inflazione (in una certa misura anche se non linearmente) nel lungo periodo.
Date queste conclusioni, la persona meno colpita dall’inflazione sarebbe un investitore estremamente parsimonioso.
Sebbene io sia stato critico nei confronti dell’estrema parsimonia su questo blog, quando si tratta di contrastare l’inflazione, queste persone sono imbattibili.
Perché? Perché spendono meno soldi sia in termini assoluti che relativi!
E poichè spendono meno soldi, devono preoccuparsi meno dell’inflazione rispetto a quelli che spendono di più.
Ovviamente, non sto suggerendo di darsi al minimalismo estremo, c’è sempre un certo equilibrio da trovare tra reddito e consumi, ma se l’inflazione ti preoccupa così tanto, spendere meno è la tua arma migliore, soprattutto nel breve periodo.
Nel lungo periodo invece ti consiglio di aumentare le tue skills, con le quali avere maggiori possibilità di aumentare il tuo stipendio, e di acquistare beni che generano entrate passive che cresceranno nel tempo.
Come ha detto anche Warren Buffett durante il meeting 2022, il miglior investimento che una persona possa fare è quella di investire su sé stessi: “it’s a wise idea to be exceptionally good at something.”
E con questo spero di averti chiarito i ragionamenti che stanno alla base della matematica dell’inflazione.
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