Italian Dividend Aristocrats – le azioni da dividendo italiane
Anche in Italia abbiamo delle società che anno dopo anno staccano la loro “cedola”, so che sembra strano ma è così.
Non sono molte ma la grande crisi che ha colpito il Belpaese nell’ultimo decennio ha sfoltito bene i rami della borsa italiana.
Le società rimaste quindi hanno superato un periodo molto difficile e il fatto che continuino a staccare dividendi è un ottimo segnale per il futuro.
Più che di cedola è più corretto parlare di dividendi, le società infatti erogano ai propri azionisti i dividendi, che non sono altro che una parte di utili che vanno a remunerare il capitale di rischio che è stato versato, appunto, dagli azionisti.
Se una volta sentivi parlare quasi esclusivamente delle obbligazioni e degli interessi che percepivi grazie a esse, adesso gli strumenti finanziari disponibili anche per gli investitori retail sono molti più.
La finanza si è evoluta e anche qui in Italia non ci sono più solo i titoli di stato, anzi, con i rendimenti da fame che danno negli ultimi anni, è meglio starne alla larga.
Per chi è più coraggioso e ha imparato a fare stock picking, cioè ha imparato a selezionare le azioni migliori, dare un’occhiata alle migliori azioni da dividendo è d’obbligo.
Ci viene allora in aiuto la Cellino Associati Sim che ha pubblicato nell’articolo “I sacerdoti della cedola” la seguente tabella in cui trovi le migliori azioni italiane da dividendo:
Anche se i dati si riferiscono alla fine del 2018 la tabella è ancora valida come punto di partenza. L’unica modifica allo stato attuale dovrebbe essere Atlantia. La società dovrebbe uscire dalla lista in quanto dopo il malaugurato evento del crollo del ponte Morandi di Genova ha dovuto tagliare il dividendo.
Nella tabella le azioni elencate vengono chiamate “aristocratici del dividendo” nello stile delle azioni dividend aristocrats americane.
Non è proprio la stessa cosa, negli USA i dividend aristocrats sono le società incluse nell’indice S&P500 che hanno aumentato il dividendo per 25 anni consecutivi o più.
Qui in Italia allo stato attuale non abbiamo degli aristocratici puri. L’unico e ultimo aristocratico se non sbaglio era Vittoria Assicurazioni che la famiglia Acutis ha visto bene di togliere da Piazza Affari promuovendo un’OPA sul flottante della società:
Acutis OPA Vittoria Assicurazioni
Pertanto devi allentare un po’ i criteri ed essere più flessibile per avere degli “aristocratici italiani”. Tra questi sono comprese le azioni che hanno tenuto il dividendo stabile e/o in crescita per almeno 5 anni.
Nel mercato statunitense invece vi sono molte più società quotate e pertanto oltre oceano possono essere un po’ più precisi con le classificazioni. Qui di seguito ti riepilogo le varie classificazioni che puoi trovare tra le azioni da dividendo americane:
– Dividend Kings: società che hanno aumentato il dividendo per 50 anni o più;
– Dividend Aristocrats: come scritto anche prima sono le società, incluse nell’indice S&P500, che hanno aumentato il dividendo per 25 anni o più;
– Dividend Champions: società in tutto il mercato statunitense che hanno aumentato il dividendo per 25 anni o più;
– Dividend Achievers: società che hanno aumentato il dividendo per 10 o più anni ma meno di 25.
Tornando alla lista delle migliori azioni da dividendo italiane, come hai potuto leggere, ci sono nomi noti della borsa italiana.
Da Campari passando per Brembo, Erg, Generali e Luxottica (adesso diventata EssilorLuxottica).
Inoltre ci sono vari gioiellini made in Italy che sono entrati meritatamente tra le migliori azioni da dividendo come Reply, Recordati, Diasori, Datalogic e Banca Ifis.
Per non dimenticare Exor, la “cassaforte” della famiglia Agnelli, che nell’ultimo periodo devo dire mi stuzzica parecchio. Peccato aver perso il ribasso dello scorso dicembre che poteva essere una buona occasione d’ingresso ma prima o poi entrerà anche lei nel mio portafoglio.
Investire per i dividendi può essere una strategia molto valida per crearsi un portafoglio titoli che dà delle entrate periodiche anche se qui in Italia c’è da dire che la tassazione non aiuta per niente.
I dividendi infatti sono tassati al 26% e non sono efficienti dal punto di vista fiscale in quanto non permettono di compensare minusvalenze pregresse.
Purtroppo due lacune non da poco.
Speriamo comunque che questo sia solo un inizio e che gli “aristocratici” del dividendo italiani possano diventare dei veri aristocratici fra un decennio con molti anni di aumenti dei dividendi alle spalle.
Le cose stanno già cambiando, lentamente ma stanno cambiando, e chissà che questo sia solo l’inizio di una lunga ascesa per il mercato finanziario italiano.
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