Cosa sono i PIR – Piani Individuali di Risparmio
Se stai sentendo da più parti la parola PIR (Piani Individuali di Risparmio) ma non sai di cosa si tratta, questo articolo cercherà di risolvere i tuoi dubbi. E’ possibile infatti che la tua banca stia iniziando a proporti un investimento in questo tipo di strumenti finanziari oppure che un tuo conoscente già abbia cominciato a investirci. Prima di cadere dalla nuvole ecco quindi un utile riassunto delle principali caratteristiche dei Piani Individuali di Risparmio che sono stati introdotti con la legge di bilancio n. 232 del 11/12/2016.
Finalmente anche in Italia avremo quindi uno strumento dedicato all’accumulo del risparmio privato e al suo utilizzo nell’economia reale attraverso il finanziamento delle piccole e medie imprese. Era infatti da un po’ di tempo che mi chiedevo perchè qui in Italia non ci fossero possibilità del genere soprattutto tenendo conto dell’alta tassazione presente sugli investimenti (che è al 26%).
Ricordo infatti che, con le opportune differenza, negli Stati Uniti esistono gli IRA (Individual Retirement Account) e in Gran Bretagna ci sono gli ISA (Individual Savings Account). E non dimentichiamo che anche in Francia vi sono strumenti del genere.
COSA SONO I PIR E LE LORO CARATTERISTICHE
In poche parole i Piani Individuali di Risparmio sono dei contenitori che possono avere la forma di fondi, conti titoli o gestioni patrimoniali nei quali vengono inseriti determinati investimenti finanziari come azioni, obbligazioni o quote di fondi. Non è quindi possibile inserire nei PIR qualsiasi tipo di investimento ma esistono dei vincoli che la legge ben definisce. Ecco quindi le principali caratteristiche da rispettare:
- valgono solo per le persone fisiche residenti in Italia;
- i benefici fiscali (la detassazione delle plusvalenze e delle rendite) si ottengono se l’investimento viene detenuto almeno 5 anni;
- sono piani individuali e quindi non possono essere cointestati;
- si possono investire al massimo 30.000 € all’anno per un totale di 150.000 € nell’arco dei 5 anni di detenzione;
- il PIR deve investire il 70 per cento del valore complessivo in strumenti finanziari, anche non negoziati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese che svolgono attivita’ diverse da quella immobiliare, residenti nel territorio dello Stato o in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo con stabili organizzazioni nel territorio medesimo.
Di questo 70%, almeno il 30% deve essere investito in strumenti finanziari non quotati nell’indice FTSE MIB della Borsa Italiana o in altri indici equivalenti di altri mercati (quindi il 21% del totale); - vi è un limite del 10% per ogni partecipazione in ogni singolo emittente e per la parte posta in depositi e conti correnti.
VANTAGGI DEI PIR
Ma quali vantaggi hanno i Piani individuali di risparmio? Ho cercato di elencarli qui di seguito.
- detassazione completa delle plusvalenze e delle rendite;
- sono esenti da imposta di successione;
- permettono lo sblocco di una parte della liquidità inutilizzata che le persone detengono nei conti correnti per finanziare l’economia reale;
- collegato al punto precedente questa liquidità permette di finanziare piccole e medie imprese che in questo momento storico hanno difficoltà di accesso al credito vista la difficile situazione in cui versano le banche italiane;
- permetteranno alle persone di prendere sempre più confidenza con strumenti di investimento che vengono utilizzati anche a fini pensionistici nei paesi anglosassoni.
SVANTAGGI DEI PIANI INDIVIDUALI DI RISPARMIO
Ora vi starete chiedendo “ci hai elencato i vantaggi ma non ci saranno anche degli svantaggi”? Certo, ci sono anche gli svantaggi. Come ogni strumento che si rispetti è sempre meglio conoscere sia i lati positivi che negativi in modo da valutare bene se fa al caso proprio o meno.
Qui di seguito pertanto vi lascio con un elenco degli svantaggi che presentano i PIR:
- non offrono la possibilità di una corretta diversificazione geografica in quanto sono stati studiati proprio per dare supporto all’economia italiana. La mancanza di diversificazione però vincola i rendimenti di questo strumento all’Italia proprio nel periodo economico peggiore dalla sua unità a questa parte;
- i piani individuali di risparmio conterranno principalmente azioni e obbligazioni e non tutte le persone sono pronte a effettuare questo tipo di investimenti;
- l’investimento dovrà essere tenuto per almeno 5 anni quindi bisogna essere consapevoli che il capitale investito non dovrà servire per questo arco di tempo. Se per qualsiasi imprevisto dovrete ritirare il capitale in anticipo allora perderete tutti i benefici fiscali;
- dai primi fondi PIR che sono stati emessi nel mercato mi sembra che le commissioni richieste dai gestori siano alte. Commisioni che si mangeranno buona parte degli eventuali guadagni nel corso del tempo.
- I PIR andranno a investire in piccole e medie imprese le cui azioni sono, di norma, poche liquide esponendo questi contenitori a forti sbalzi di volatilità dovuta ai cambiamenti di umore di Mr. Market. Pertanto anche qui, come già scritto in precedenza, c’è bisogno di parecchia consapevolezza ed esperienza nel gestire gli alti e bassi del mercato senza farsi prendere dalla paura.
CONCLUSIONI
I Piani Individuali di Risparmio secondo il mio punto di vista sono sicuramente un primo passo verso un modello di gestione del risparmio più efficace. Su tutto vi è un importante incentivo dovuto all’azzeramento della tassazione sui capital gain e sulle rendite come i dividendi percepiti. I problemi in questo momento iniziale sono ancora due:
- la scarsa educazione finanziaria in Italia. Ecco perchè ormai è necessario mettere in atto attività di educazione finanziaria volte a rendere sempre più consapevoli le persone in merito alla conoscenza degli strumenti disponibili.
- non vi è ancora la possibilità di aprire un conto PIR e operare indipentemente. L’unica possibilità attuale infatti è quella di acquistare un fondo preconfezionato per esempio della Lyxor o di Azimut o di altri gestori di fondi.
Non posso quindi acquistare in autonomia, chessò, delle azioni di una società come La Doria o di un’altra società small o mid-cap italiana.
Questi saranno problemi che verranno risolti in futuro, non c’è dubbio. I PIR sono appena nati quindi hanno bisogno di svilupparsi ed essere conosciuti dal pubblico.
Però spero per me e per gli altri investitori che operano in modo indipendente che la situazione si evolva rapidamente e che anche l’Italia si adegui agli altri paesi più avanzati dal punto di vista finanziario.