Ogni quanto devi controllare il tuo portafoglio?

Educazione finanziaria
Tempo di lettura: 5 minuti

Una delle domande più comuni tra gli investitori, principianti e non, è questa: “Ogni quanto dovrei controllare il mio portafoglio?

La risposta, sorprendentemente semplice, è: meno che puoi. Sì, hai letto bene.

In un’epoca in cui siamo bombardati da notifiche e aggiornamenti in tempo reale, il controllo continuo del proprio portafoglio è non solo inutile, ma può rivelarsi dannoso.

Ma attenzione, è proprio quello che vuole l’industria finanziaria.

Più fai operazioni, più paghi commissioni, e questo è denaro che esce dalle tue tasche per finire in quelle del tuo broker.

L’intero sistema è costruito per farti credere che tu debba agire continuamente, quando invece, spesso la cosa migliore da fare è: niente.

Come diceva Benjamin Graham, maestro di Warren Buffett:

“People who invest make money for themselves; people who speculate make money for their brokers.”

Un monito chiarissimo: se fai troppe operazioni, arricchisci il tuo broker, non te stesso.

IL CONTROLLO ECCESSIVO: UNA TRAPPOLA EMOTIVA

Per capire perché è meglio monitorare meno, bisogna distinguere tra due tipi di investitori: attivi e passivi.

  • L’investitore attivo sceglie direttamente asset (azioni, obbligazioni, ETF) e tempistiche. È colui che prende decisioni più frequenti, analizza dati, fa previsioni.

  • L’investitore passivo, invece, adotta una strategia di lungo termine e la segue con disciplina, senza intervenire spesso.

Questi due approcci richiedono ritmi di controllo differenti, ma anche per l’investitore attivo, monitorare ogni giorno non è produttivo.

È come guardare ogni giorno un albero appena piantato: per crescere, cresce, ma il cambiamento è troppo lento per essere notato quotidianamente.

Allo stesso modo, i mercati finanziari si muovono con una volatilità quotidiana che spesso non significa nulla.

Guardare troppo frequentemente il portafoglio aumenta la possibilità di reagire impulsivamente, guidati da emozioni piuttosto che da dati.

Anche perchè le notizie vengono spesso gonfiate, enfatizzate oltre misura. I media parlano di crolli alimentando ansia e insicurezza negli investitori meno esperti.

Uno degli ultimi esempi è quello dei dazi di Trump, ma tu che stai leggendo questo articolo nel 2028, nel frattempo, avrai visto succedere ben altre cose!

IL RUMORE DEL MERCATO

Un altro concetto chiave è quello del rumore.

Nel mondo finanziario, il rumore è costituito da tutte quelle micro-variazioni giornaliere che confondono l’investitore.

Pensalo come un sottofondo pieno di voci: è difficile concentrarsi sul messaggio principale.

Solo allargando la visuale, facendo cioè zoom out, su un arco temporale più ampio si riesce a distinguere il vero andamento di un titolo o di un indice.

Chi guarda ogni giorno il grafico di un’azione o di un ETF vedrà un andamento simile a un elettrocardiogramma.

Prendere decisioni di investimento sulla base di questi movimenti è come leggere elettrocardiogrammi senza una preparazione adeguata e, soprattutto, è solo stress.

LE TRAPPOLE PSICOLOGICHE

Ci sono molte ragioni per cui gli investitori tendono a controllare il proprio portafoglio troppo spesso. Eccone alcune:

  1. Reazioni emotive: vedere salire o scendere il portafoglio genera euforia o panico.

  2. Illusione del controllo: più si controlla, più si pensa di avere il controllo, anche se è falso.

  3. FOMO (Fear Of Missing Out): la paura di perdere un’opportunità spinge a controllare e agire impulsivamente.

  4. Notifiche e media: come scritto prima ogni giorno ci arrivano segnali, articoli, alert di gruppi di investimento che enfatizzano anche movimenti irrilevanti.

  5. Istinto primitivo di fuga o lotta: percepito un pericolo (come una perdita), il cervello cerca di agire subito per “salvarsi”.

Tutti questi fattori contribuiscono a un circolo vizioso che porta l’investitore a intervenire troppo e spesso variando la propria pianificazione finanziaria, spesso peggiorando la situazione.

QUANDO E’ DAVVERO UTILE CONTROLLARE

Non sto dicendo di ignorare completamente il portafoglio. Ci sono situazioni in cui un controllo è necessario:

  • Un investimento va male da anni: Se un’azienda o un fondo non ha più le caratteristiche fondamentali che ti avevano convinto inizialmente, è giusto rivalutare la posizione.

  • Problemi tecnici o operativi: A volte, fusioni di ETF, aggiornamenti del broker o eventi straordinari che riguardano il capitale di una società richiedono un intervento da parte dell’investitore.

  • Ribilanciamenti periodici: Ogni tot mesi, può essere utile ribilanciare il portafoglio per riportare le percentuali degli asset a quelle prestabilite dalla strategia originale.

LA REGOLA D’ORO

Per un investitore più attivo dipende molto dalla strategia adottata, potrebbe andare bene una volta al mese o anche più spesso.

Per un investitore passivo invece, il controllo del proprio portafoglio può avvenire tranquillamente anche ogni 3 mesi.

Non voglio esagerare ma alcuni, con una strategia ben impostata e strumenti automatici (come i piani d’accumulo), potrebbero anche limitarsi a due volte l’anno.

Pensaci: pianifichi bene sulla base dei tuoi obiettivi, imposti un piano d’accumulo automatico… e ai problemi di soldi ci puoi pensare il meno possibile.

Insomma, il tuo tempo lo puoi dedicare ad altro: a concentrarti sul tuo lavoro, a seguire la tua passione, o semplicemente a vivere meglio.

Non è molto meglio così, piuttosto che passare la giornata a osservare quel maniac-depressive di Mr. Market, come diceva Benjamin Graham?

Quando controlli, concentrati su due cose:

  1. Tutto funziona correttamente? Il broker è operativo, non ci sono problemi tecnici, gli strumenti sono ancora disponibili?

  2. Ci sono anomalie nei risultati? Non tanto nei rendimenti, quanto nella volatilità o nella coerenza con la strategia impostata.

CONVIVERE CON LA VOLATILITA’

Prendiamo l’MSCI World, un indice globale, replicato per esempio dall’ETF SWDA. I suoi rendimenti mensili stanno:

  • Nel 74% dei casi tra -3,6% e +4,9%.

  • Nel 94% dei casi tra -8% e +9%.

Quindi, anche se il tuo portafoglio scende del 3% in un mese, non c’è nulla di strano: è normale.

E sapere questo può aiutarti a non farti prendere dal panico inutilmente.

Chi investe nei mercati azionari deve accettare che la volatilità è parte del gioco e non bisogna prendere come un segnale di pericolo ogni volta che il portafoglio si muove un po’.

La vera bravura sta nel non fare nulla nei momenti in cui tutto dentro di te ti urla di agire.

Questo è ciò che distingue un investitore disciplinato da uno impulsivo.

CONCLUSIONE

Lo so che domani, appena i mercati aprono, un’occhiatina al portafoglio la darai. È più forte di noi.

Ho scritto questo articolo ma ci casco anch’io spesso, è proprio il caso di chi predica bene ma razzola male.

Alla fine la tentazione di controllare il proprio portafoglio è sempre fortissima.

La verità però è che l’inazione consapevole è spesso più potente dell’azione impulsiva.

Quindi, la risposta alla domanda iniziale “ogni quanto devi controllare il tuo portafoglio?” è chiara: se sei un investitore passivo, come la maggior parte di chi mi segue, anche una volta a trimestre può bastare.

Usa il resto del tempo per formarti, per leggere una buona newsletter, per migliorare la tua cultura finanziaria se hai piacere.

Ma non farti ingannare dai numeri che cambiano ogni giorno: nella maggior parte dei casi, non significano proprio nulla.

Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).

________________________________________________________________________

Se ti piacciono i miei contenuti e vuoi restare aggiornato, iscriviti alla mia newsletter mensile! E per contenuti extra e interazioni veloci, seguimi su X.com: @davyderosa

Lascia un commento