5 tipi di ETF in cui NON INVESTIRE

ETF
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Gli Exchange-Traded Funds (ETF) sono diventati uno degli strumenti d’investimento più cercati negli ultimi anni, offrendo agli investitori un modo semplice per diversificare il proprio portafoglio.

Ed è proprio quando determinati temi diventano molto ricercati che sul mercato arrivano anche prodotti meno validi. Oltre agli ETF tematici, un esempio recente è quello degli ETF che replicano gestioni attive.

Come destreggiarsi in quella che può ritenersi una vera e propria confusione di strumenti finanziari?

Charlie Munger, il celebbberrimo (cit. Dave Legenda) partner di investimento di Warren Buffett, era solito dire “Invert, always invert”, sostenendo che le soluzioni a molti problemi possono essere trovate guardandoli dal punto di vista opposto.

Seguendo questo principio, invece di concentrarci su quali ETF selezionare per il nostro portafoglio, in questo articolo analizzeremo i cinque tipi di ETF che sarebbe meglio evitare, aiutandovi così a restringere il campo delle vostre scelte d’investimento.

1. ETF TEMATICI: promesse spesso irrealizzate

Gli ETF tematici sono progettati per seguire tendenze specifiche o settori emergenti, come energie rinnovabili, intelligenza artificiale o blockchain. Sebbene possano sembrare attraenti, questi ETF presentano alcune insidie significative:

  • Sovrappeso su un tema specifico: Quando si investe in ETF tematici, si assume il rischio di concentrare il portafoglio su un tema che potrebbe non realizzarsi come previsto.
  • Costi elevati: Gli ETF tematici tendono ad avere costi di gestione (TER – Total Expense Ratio) più alti rispetto agli ETF tradizionali, senza garantire un miglior rendimento.
  • Performance deludenti nel lungo termine: i dati che abbiamo a disposizione dimostrano che a 5 anni dall’emissione, molti ETF tematici registrano un alfa negativo intorno al 3%. Questo significa che il loro rendimento è inferiore rispetto al mercato di riferimento.

Non sono un grande fan di tutta questa ossessione per la ricerca di alfa che vedo sui social, dove sembra che l’unico scopo sia dimostrare di essere l’unico e solo “maschio alfa” a forza di sovraperformance.

Scherzi a parte, se si deve scegliere tra un ETF tematico e un semplice indice World, tanto vale optare per quest’ultimo, per evitare di rimetterci.

Gli ETF tematici infatti sono spesso strumenti di marketing per attirare investitori entusiasti di temi che vanno di moda. Tuttavia, il momento in cui questi ETF diventano popolari coincide spesso con il picco dei prezzi dei titoli sottostanti, lasciando poco spazio per ulteriori guadagni.

2. ETF DI NICCHIA E A BASSA CAPITALIZZAZIONE: alto rischio di delisting

ETF che replicano indici di nicchia o con masse gestite molto limitate possono essere pericolosi per diverse ragioni:

  • Rischio di delisting: Un ETF con poche masse in gestione potrebbe essere ritirato dal mercato dall’emittente per motivi di sostenibilità economica (detto in parole povere non hanno guadagnato abbastanza).
  • Liquidazione forzata: In caso di delisting, l’ETF verrà liquidato e gli investitori riceveranno il controvalore dei titoli sottostanti. Questo processo, però, comporta:
    • Effetti fiscali indesiderati: Guadagni o perdite vengono immediatamente realizzati, con conseguenze sulla tassazione.
    • Difficoltà di reinvestimento: Non sempre esistono alternative sul mercato per replicare lo stesso indice, costringendo gli investitori a rivedere la strategia.

Questi elementi rischiano di fermare inutilmente la forza dell’interesse composto che hai messo in azione investendo.

Sempre Charlie Munger diceva che “the first rule of compounding is never interrupt it unnecessarily“.

Proprio per questo gli ETF di nicchia possono sembrare innovativi ma il loro basso volume li rende meno affidabili nel lungo termine.

3. ETF A DISTRIBUZIONE: inefficienza fiscale

In Italia, gli ETF a distribuzione dei dividendi presentano svantaggi fiscali rispetto agli ETF ad accumulazione.

Come direbbe Gabriele Bellelli, “la cedola sta agli italiani come il canto delle sirene sta a Ulisse”, e lo stesso vale per i dividendi. E se mi segui da un po’ sai che sono il primo estimatore dei dividendi avendone parlato spesso in questo sito.

Tuttavia, ciò che piace a me poco conta se non è in linea con gli obiettivi finanziari di un’altra persona. Se il tuo obiettivo NON è quello di costruire una rendita periodica, gli ETF a distribuzione non sono la soluzione migliore.

Quindi, sebbene possano sembrare interessanti, è importante considerare:

  • Tassazione immediata: I dividendi sono tassati al 26% alla ricezione, indipendentemente dal fatto che siano reinvestibili o meno. Al contrario, gli ETF ad accumulazione permettono di posticipare la tassazione al momento della vendita, con vantaggi dell’interesse composto nel tempo.
  • Miglior capitalizzazione nel lungo termine: Una strategia basata sugli ETF ad accumulazione può portare a un capitale significativamente maggiore nel lungo periodo, come dimostrato da simulazioni che considerano costi di transazione e tassazione.

Se il tuo obiettivo è far crescere il patrimonio nel lungo termine, gli ETF ad accumulazione sono spesso la scelta migliore.

4. ETF CHE NON SI COMPRENDONO: rischio della complessità

Confucio diceva che “la vita è davvero semplice, ma noi ci ostiniamo a complicarla“. Questo vale anche per il mondo della finanza dove spesso le cose vengono, di proposito, complicate.

Invece “uno a caso” come John Bogle, fondatore di Vanguard, sosteneva “To earn the highest of returns that are realistically possible, you should invest with simplicity.” 

Il mercato però offre migliaia di ETF, molti dei quali utilizzano strategie complesse, come il factor investing o l’utilizzo di derivati. Investire in strumenti poco compresi può portare a:

  • Errori comportamentali: La mancanza di conoscenza può indurre a investire per FOMO (paura di perdere un’opportunità) e vendere in panico durante le fasi di ribasso.
  • Strategie difficili da valutare: ETF che utilizzano approcci sofisticati richiedono una comprensione profonda dei modelli sottostanti, spesso al di fuori della portata dell’investitore medio.

Se non si ha il supporto di un professionista (e, aggiungerei, anche se il supporto di un professionista lo si ha), è preferibile optare per ETF semplici, come quelli che replicano indici a capitalizzazione di mercato.

5. ETF CON OPZIONI: rischi nascosti e inefficienze fiscali

Legandoci al punto precedente e al fattore complessità, arriviamo al non plus ultra: alcuni ETF utilizzano strategie basate su opzioni, come la vendita di opzioni call per generare reddito.

Ai neofiti questi strumenti possono sembrare una soluzione interessante per ottenere rendimenti elevati, ma nascondono insidie significative come:

  • Perdita di potenziale rialzo ed eccessiva tassazione: Vendere opzioni call limita i guadagni in caso di forte rialzo dei titoli sottostanti e saremo soggetti a tassazione immediata dovuta per i premi ricevuti che, di norma, vengono distribuiti come dividendi.
  • Rendimenti inferiori nel lungo termine: Confronti diretti tra ETF con strategie basate su opzioni, per esempio l’ETF QYLD che combina una posizione lunga sul Nasdaq con la vendita di opzioni call su questo indice, contro un ETF tradizionale (esempio il Nasdaq – QQQ), mostrano rendimenti storicamente inferiori:
Fonte

Le opzioni non sono intrinsecamente negative, ma devono essere utilizzate con consapevolezza e solo da investitori esperti.

CONCLUSIONI

Investire in ETF è un ottimo modo per costruire un portafoglio diversificato, ma è fondamentale scegliere con cura gli strumenti più adatti ai propri obiettivi e alla propria conoscenza del mercato.

Evitando ETF tematici, di nicchia, a distribuzione, complessi o con opzioni, è possibile ridurre i rischi e ottimizzare il rendimento nel lungo termine.

Bisogna sempre valutare con attenzione ogni prodotto finanziario, ponendosi anche alcune domande cruciali: quale valore aggiunto offre rispetto a un ETF tradizionale? Quali sono i costi effettivi? E, soprattutto, la strategia sottostante è chiara e comprensibile?

L’investimento consapevole inizia dalla comprensione di ciò in cui si investe, evitando di farsi trascinare da mode passeggere che spesso nascondono più rischi che opportunità.

Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).

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