Sport e finanza – alcuni insegnamenti per gli investitori
Ho appena terminato di vedere le 8 puntate della serie made in Netflix su Michael Jordan intitolata The Last Dance, la docu-serie sportiva con al centro il campionissimo americano che negli anni 90 ha spadroneggiato nell’NBA.
Se adesso ti stai chiedendo cosa hanno in comune sport e finanza avresti anche ragione.
Cosa c’entra una serie sportiva in un blog che ha per oggetto il mondo degli investimenti?
Prima di tutto però una cosa devo ammetterla. Ormai ho la mente “deviata” e associo sempre quello che guardo, leggo ecc. con gli insegnamenti che ho appreso dai grandi investitori, primo fra tutti come sempre Warren Buffett.
Ho fatto quindi la stessa cosa quando ho finito The Last Dance.
E mi sono chiesto: quali elementi avvicinano lo sport e la finanza?
Sport e finanza sembrano due mondi che tendono a non incrociarsi mai ma un elemento fondamentale in comune credo sia la mentalità.
Ascoltare le interviste a Michael Jordan durante gli 8 episodi me lo ha confermato.
Lui voleva sempre vincere, vincere, vincere.
Se perdeva non si lasciava demoralizzare, anzi diventava un ulteriore stimolo per dare ancora di più la gara successiva.
La sua mentalità lo ha portato dove è arrivato e a influenzare in positivo anche il resto della squadra.
Ma quali sono quegli elementi che caratterizzano la mentalità vincente di un grande campione dello sport come Michael Jordan?
Da quello che ho tratto dalla serie:
- era competitivo;
- aveva una dedizione completa per il lavoro, quindi si allenava tantissimo e più degli altri;
- si prendeva le proprie responsabilità, anche nei momenti più delicati della gara era lui che tentava il canestro vincente.
Tieni presente che Jordan quando iniziò a giocare non era il migliore ma la competitività che lo contraddistingueva lo fece lavorare sodo per migliorare la sua bravura.
I suoi primi allenatori nelle interviste dicevano che, dopo averlo spronato a lavorare nella pausa estiva, all’inizio della stagione successiva lo trovavano migliorato tantissimo.
Segno che i risultati del duro lavoro si vedevano.
I tre elementi che ho elencato in precedenza li possiamo trasferire anche al campo finanziario prendendo naturalmente come punto di riferimento il migliore, Warren Buffett.
Tra le lettere agli azionisti che scrive ogni anno e le interviste che rilascia puoi trovare numerosi elementi di conferma.
Anche l’oracolo di Omaha infatti è:
– competitivo: nel documentario su Warren Buffett, per esempio, durante il meeting annuale Berkshire Hathaway gli chiedono se avesse mai pensato del fatto che la sua società sarebbe stata la terza al mondo per capitalizzazione (al tempo della realizzazione del documentario, nel 2017, era infatti la terza).
Lui rispose che non ci aveva mai pensato ma se avesse dovuto pensarci lo avrebbe fatto nei termini di prima classificata non di seconda, terza o quarta.
Dalle sue parole emerge evidente la competitività che lo contraddistingue.
– dedito completamente agli investimenti: “read 500 pages like this every day” è una delle citazioni di Warren Buffett presa da un discorso fatto davanti a degli studenti universitari che gli chiedevano come avesse fatto a diventare un investitore di successo.
Credimi che 500 pagine al giorno tra libri di finanza, giornali, papers e altro ancora non li leggi se non sei dedito al 100% su quello che stai facendo.
Mi torna in mente anche di quando Warren Buffett e Bill Gates a una cena entrambi risposero allo stesso modo alla domanda: qual’è stato il più importante fattore di successo nella tua carriera?
La risposta fu: focus.
Alla fine anche Aristotele qualche secolo prima di noi già capiva cosa bisognava fare per raggiungere l’eccellenza:
“Excellence is not a singular act, but a habit. You are what you repeatedly do”.
– responsabile delle sue decisioni: anche Buffett ha sbagliato investimenti e lo ha sempre ammesso pubblicamente.
La stessa Berkshire Hathaway è stata un suo errore o, come lui stesso ammette, è stata “a monumentally stupid decision.“
Anche i grandi sbagliano o perdono quindi.
Michael Jordan non vinceva tutte le partite e ha sbagliato anche canestri importanti.
Warren Buffett non indovina tutti gli investimenti e anche lui può sbagliare a valutare certe azioni (vedi per esempio l’acquisto delle compagnie aeree, vendute poi causa Covid).
Eppure sono considerati tra i più grandi di sempre nel loro settore nonostante gli errori.
Questo perchè la differenza la fai quando impari veramente dai tuoi errori. Sembra facile ma è più difficile di quanto pensi.
E’ più facile dare la colpa agli altri come succede nello sport, quando si dà la colpa agli arbitri o agli infortuni, e come succede anche negli investimenti, quando si perdono soldi, quando si dà la colpa ai mercati.
I mercati sono truccati, è tutto un casinò, il banco vince sempre. Potremmo andare avanti con un bel po’ di scuse.
Il fatto è che per imparare dai propri errori è necessario essere onesti con sè stessi, anche se dire ho sbagliato è difficile, ed è dura ammetterlo perchè il proprio ego non è abituato.
Però il click che hai fatto sul comando buy o sell del tuo broker lo hai deciso solo tu. Nessuno ti ha costretto.
Come vedi ti ho dimostrato che sport e finanza possono avere molto in comune.
CITAZIONI DI MICHAEL JORDAN
Quelle di seguito sono alcune tra le citazioni di Michael Jordan che ho preferito in The last Dance:
“I don’t have a gambling problem I have a competitiveness problem.”
“My mentality was to go out and win at any cost. If you don’t want to live that regimented mentality, then you don’t need to be alongside of me.”
“Every time I went in the game I came out with a new scratch. It became personal with me.”
“Why would I think about missing a shot I haven’t taken?”
CITAZIONI DI WARREN BUFFETT
Queste invece sono alcune citazioni di Warren Buffett che si adattano molto bene all’argomento sport e finanza:
“Games are won by players who focus on the playing field — not by those whose eyes are glued to the scoreboard.”
“The difference between successful people and really successful people is that really successful people say no to almost everything.”
“Knowing what to leave out is just as important as knowing what to focus on.”
“Do not take yearly results too seriously. Instead, focus on four or five-year averages.”
CONCLUSIONI
Ovviamente sono di parte visto che MJ è stato uno dei miei miti adolescenziali ma ho trovato la serie The Last Dance ben fatta.
Gli otto episodi sono volati via come niente e alla fine ne avrei voluti vedere altri.
Mi ha fatto rivivere i bei momenti dell’adolescenza quando mi registravo le partite a tarda sera (nei rari casi in cui le trasmettevano).
Soprattutto la serie mi ha messo a conoscenza di molti fatti e curiosità che al tempo mi ero perso.
Interessanti sono le numerose interviste a Jordan e ai suoi compagni di squadra, oltre ai suoi avversari, che ripercorrono quei momenti.
Un Jordan che, a distanza di anni, ho visto ancora rattristato e un po’ arrabbiato con quell’ultima gestione societaria dei Chicago Bulls che non gli ha consentito di lottare per il settimo anello dell’NBA.
Secondo me lui è ancora convinto che quella squadra potesse vincere ancora se gli fosse stato consentito di rimanere insieme.
La sua competitività traspare anche dal non essersi mai rassegnato del tutto quella situazione.
Tra l’altro devo anche recuperare l’ultimo libro uscito su Michael Jordan:
Titolo: Air. La storia di Michael Jordan
Autore: David Halberstam Editore: Salani ISBN: 978-8893679176 Pagine: 560 Formato: Copertina flessibile Anno edizione: 2020 Prezzo intero: € 16,00 |
Il presente contenuto è ai soli fini didattici e di discussione, fai le tue ricerche prima di investire (do your own research before invest).
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